Rapina al rider: la violenza esplode sempre nel silenzio.
di Antonio Menna.
Brutte le rapine, vero? Ora che l’abbiamo vista tutti siamo scioccati. Che bestie, leggo. Pensavate che fossero galanti? Gentiluomini che dicono, scenda, mi dia il motorino, per favore. A me sono sembrati pure maldestri nella loro brutalità. Dilettanti. Ne ho viste altre, di rapine, con le pistole alla tempia, rapide, gelide, nelle periferie dove sono cresciuto e che ho attraversato a tutte le ore, per tutta la vita. Dovremmo ricordarcelo quando ricostruiamo le dinamiche balistiche per capire se un poliziotto ha sparato prima o dopo il “povero ragazzo”, o quando diciamo che succede in tutto il mondo, il che è anche vero ma succede solo nelle città orrende. A Napoli sono decenni che non possiamo comprare uno scooter nuovo, che non possiamo girare con un’auto in buone condizioni, in certe ore della sera, perché sono decenni che esistono bande di predatori violenti, selvaggi, a cui puoi solo dare tutto e tacere, e quante volte lo abbiamo dovuto fare, portando a casa un senso feroce di impotenza e dicendo me ne devo andare da qua, me ne devo andare da qua. E anche guardoni alla finestra, coi cellulari che non lanciano un urlo, non pigliano un oggetto; auto che passano indifferenti mentre, a volte, basterebbe poco, una mossa, un clacson violento, perché questi sono vigliacchi, li avete visti, no? E’ una guerra strisciante che ci ha cambiati dentro ma noi nemmeno ce ne siamo accorti. Il grande cuore di Napoli ha già ricomprato lo scooter al rider. Bello: compralo usato, però, amico mio, non lo lavare mai, se si ammacca non ripararlo, e se ritrovi un branco, daglielo subito, non rischiare la vita che quella non te la ricompra nessuno e mica sempre c’è un video a riprendere la scena. La violenza quasi sempre esplode nel silenzio, dopo nemmeno ti credono.