Camorra, dopo 30 anni arrivano le pene per il clan D’Alessandro
A distanza di 30 anni si conclude, davanti alla sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (NAPOLI), il tribolato processo “Sigfrido”: condannati 19 presunti affiliati al clan camorristico D’Alessandro di Castellammare di Stabia, a cui sono state inflitte pene per quasi 312 anni di carcere complessivi.
L’iter giudiziario era dovuto iniziare da capo per la mancata celebrazione dell’udienza preliminare. A rallentarlo ulteriormente la pandemia. In Appello diversi capi d’accusa, tra i quali l’associazione a delinquere, finiranno in prescrizione a novembre.
Tra i condannati Pasquale D’Alessandro, figlio del boss defunto Michele, al quale sono stati comminati 18 anni di carcere. I giudici hanno ritenuto di condannare il figlio del capoclan nella veste di “promotore, organizzatore e capo” del clan, per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, dal 14 marzo 1997 al 15 ottobre 1997 e, per l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, dal settembre 1993 al 15 ottobre 1997. Per lui, e per il killer Raffaele Di Somma, al quale sono stati inflitti 28 anni di carcere, la Dda di Napoli aveva chiesto 30 anni.
Queste le condanne: Michele Abbruzzese (26 anni); Francesco d’Assisi Apadula (21 anni); Ciro Avella (16 anni); Carmine Caruso (12 anni e 4 mesi); Ciro Castellano (7 anni); Pasquale D’Alessandro (18 anni); Maurizio Del Sorbo (24 anni); Raffaele Di Somma (28 anni); Antonino Esposito Sansone (15 anni); Giovanni Imparato (26 anni e 6 mesi); Giovanni Lucarelli (7 anni); Ugo Lucchese (28 anni); Nicola Martinelli (6 anni e 6 mesi); Ernesto Mas (16 anni); Antonio Nocerino (8 anni); Luigi Polito (5 anni); Antonio Rossetti (19 anni e 6 mesi); Alfonso Sicignano (14 anni) e Luigi Vitale (14 anni).
I giudici hanno assolto Castellano (difeso dall’avvocato Raffaele Chiummariello) dall’accusa di concorso in associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Assolti da alcuni capi d’accusa anche Avella, Polito, Vitale e Di Somma. Il collegio difensivo era composto tra gli altri dagli avvocati Gennaro Somma, Alfonso Piscino e Antonio Di Martino.