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Contagi: La risposta è sempre chiudere tutto

Contagi: La risposta è sempre chiudere tutto

Di Antonio Esposito

Mentre è da poco terminata la riunione della cabina di regia del governo per prendere ulteriori decisioni di carattere restrittivo e provare a contenere l’emergenza epidemiologica, i dati che riguardano la Campania sono in netto peggioramento. È vero che la curva del contagio resta più o meno stabile, all’11,73%, ma il numero dei contagiati oggi ha sfondato i 3mila casi. Sono 3034 per l’esattezza, su 25.867 tamponi effettuati. È evidente che il passaggio in zona arancione prima e in zona rossa poi, non ha sortito alcun effetto.

Il contagio appare irrefrenabile, sembra essere tornati allo scorso anno, quando stavamo appena facendo la conoscenza di quel virus asiatico che aveva ormai preso di mira il vecchio continente e che si sarebbe poi espanso fino all’altro capo del mondo. Invece un anno è trascorso, molte decisioni sono state prese, un altro governo, l’ennesimo degli ultimi anni è saltato, le morti in Italia hanno superato quota 100mila, i contagi hanno sfondato il muro dei 3 milioni.

Numeri che fanno paura, che ci mettono di fronte a una condizione di “stallo apparente”. Sono arrivati i vaccini, le somministrazioni vanno a rilento. Iniziano a sorgere anche i primi dubbi sull’efficacia delle dosi. Sono già state aperte due inchieste per morti sospette dopo la somministrazione delle fiale. Insomma, le cose non sembrano andare proprio a gonfie vele. Probabilmente dal prossimo venerdì ci saranno nuove restrizioni, coprifuoco anticipato ulteriormente tra gli altri provvedimenti, sembrerebbe.

Non fa una piega, si chiude e le cose migliorano, così dovrebbe essere. Il problema è che poi, come già è successo, se non si fa qualcosa, poi peggiorano di nuovo. Allora se, ancora una volta si decide di chiudere tutto in Italia, che si faccia in modo di poter riaprire, anche tra un mese, ma in sicurezza.

Perché, ad esempio, non fare come negli Stati Uniti d’America, con le iniezioni anche di notte, 24 ore su 24, e con il numero di immunizzati che ha superato finalmente quello di chi ha contratto il virus. Perché non ci si è stati veloci come il Cile? Il governo del paese latino americano si è mosso rapidamente, ha preordinato diverse dosi di vaccino a diverse società farmaceutiche. Oggi in Cile più di 4 milioni di persone hanno ricevuto la prima fiala. Ci si può spostare anche in Medio Oriente, in Israele con esattezza, per trovare dimostrazioni efficienti di governi in grado di badare al popolo che rappresentano dando una sterzata di impatto. Qui infatti, l’85% degli ultraottantenni è stato immunizzato, così come l’80% delle persone con più di 50 anni, con ripercussioni decisamente positive sulle strutture ospedaliere, uscite dall’affanno degli ultimi mesi. In Italia la prima mossa resta sempre la stessa, chiudere. Chiudere tutto