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Scuole: la protesta dei genitori no Dad non si ferma, ma la realtà è chiara

Scuole: la protesta dei genitori no Dad non si ferma, ma la realtà è chiara

Di Antonio Esposito

Nei parchi pubblici, tra i vicoli della città, sulle spiagge o sulle panchine di fronte al mare. Le hanno provate davvero tutte per essere di fronte ai maestri o ai professori i bambini e i giovani, figli dei genitori no Dad, quelli contrari ad ogni forma di didattica a distanza. Dopo l’ultima chiusura di tutti gli istituti scolasti della Campania, decisa dal presidente della Regione, Vincenzo De Luca e dopo che il tribunale regionale ha respinto l’ultimo ricorso, confermando quindi la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado fino al 14 marzo, i genitori campane, o almeno una parte di loro, quelli che evidentemente reputano più dannosa la didattica online che la potenziale pericolosità del virus in classe, hanno deciso di scrivere al presidente del consiglio Mario Draghi. “Vogliamo che arrivi al Governo l’urlo di dolore dei bambini e dei ragazzi della Regione Campania,​ che ormai ​da un anno ​non vanno più a scuola – recita la lettera del ‘Coordinamento Scuole Aperte Campania’ – Una delle Regioni più popolose d’Italia,con i più alti tassi di abbandono scolastico e con irrisolte problematiche di carattere sociale ed economico, si è presa il “lusso” di considerare la scuola come un servizio aggiuntivo e superfluo, meno importante anche di una ludoteca. Ci siamo rivolti alle autorità giudiziarie e siamo anche riusciti a riportare in classe i nostri ragazzi, tuttavia, in Campania le ​sentenze sono carta straccia​. Far valere i propri diritti è considerato solo un fastidio ad opera di una classe di genitori buontemponi ed irresponsabili”. Un allarme, un grido di aiuto dovuto, come anche sottolineato nella lettera, al già difficile momento storico, se di momento si può parlare, che il mondo dell’istruzione campano sta vivendo. La Campania è la terza regione di Italia per numero di ragazzi che prematuramente lasciano gli studi con un tasso d’abbandono che sfiora il 20%, come evidenziato recentemente da ‘Tecnè’. In alcune zone della Regione, e nella periferia del capoluogo partenopeo, la realtà è ancora più drammatica con la percentuale che sale al 25%. Non solo questo, alcune famiglie vivono serie difficoltà economiche, alcune tirano a stento fino alla fine del mese. In molte non possono permettersi l’acquisto di dispositvi per la didattica a distanza. Molti genitori non posssono pensare di saltare una giornata di lavoro per badare al figlio piccolo che dovrebbe seguire una lezione online. Di difficoltà ce ne sono davvero tante, si potrebbe continuare a scrivere per ore di una complicatissima realtà regionale che si scontra con la verità, con la pandemia in atto, con la crisi sanitaria, con un governo nazionale che ha dimostrato di non essere in grado di affrontare un problema così grave, così grande. “Chiediamo a gran voce – scrivono ancora i genitori del ‘Coordinamento Scuole Aperte Campania – che i bimbi ed i ragazzi campani non vengano lasciati indietro rispetto ai loro compagni. Urliamo, con tutte le nostre forze, il rispetto dell’Art. 3 della Costituzione, della riaffermazione dello Stato di Diritto e della tutela di tutti i diritti Costituzionali”. Tutto giusto, richieste valide, ma che ancora una volta si scontrano con la realtà. L’aumento dei contagi in regione è inarrestabile, il tasso di positività continua a crescere. Ieri, a quasi due settimane dal ritorno in zona arancione, era fermo al 13,40%, poco meno del doppio della media nazionale, con il rischio concreto che il prossimo lunedì la Campania si troverà in zona rossa. In tutto questo scenario le buone notizie arrivano sul fronte dei vaccini perché se è vero che la somministrazione delle dosi Pfizer agli ultraottantenni sta andando un po’ a rilento, con diversi giorni di sospensione, è vero anche che le vaccinazioni al personale scolastico vanno avanti speditamente e restano l’unica vera speranza per poter iniziare anche solo a parlare di una ripresa delle attività scolastiche in presenza.