Prodigio di S. Gennaro, padre Matino: attenzione a non banalizzare simboli importanti
“Nella trasformazione del tempo e nella trasformazione dei linguaggi il rischio comunque di banalizzare segni importanti, simboli significativi c’è. Ma nella trasformazione del linguaggio c’è anche in qualche maniera la desertificazione del significato che cancellano poi la memoria. Cioè mi spiego subito. Parlo di San Gennaro, capisco chi in qualche maniera riconduce San Gennaro al sacro e solo al religioso dal punto di vista della tradizione vorrebbe che l’icona fosse in qualche maniera data e utilizzata solo per gli spazi spiritualmente dati e significativamente legati al sacro. Però esiste che quelli che poi nel sacro vedono in qualche maniera un’opposizione, un limite, una lontananza. Non si facciano in qualche maniera affascinare dalla storia che comunque porta insieme il simbolo. Per cui io non mi scandalizzo di chi in maniera educata, equilibrata, armoniosa anche nella ricaduta popolare e a volte populista del simbolico in qualche maniera quello che è napoletano resti. I simboli restano anche mutando gli scenari linguistici nel tempo. Non mi scandalizza vedere che Napoli mette nella vetrina il busto di San Gennaro e Pulcinella o Maradona. Ovviamente per chi è intelligente capisce che c’è una differenza tra San Gennaro, e Maradona ma se tu vuoi raccontare Napoli non puoi non raccontarla tenendo presente San Gennaro, Pulcinella e Maradona, per cui bisogna accontentarsi e nello stesso tempo arricchirsi degli scenari diversi non sezionarli mai fondamentalmente sempre interpretandoli nella loro luce vera e nella loro straordinaria capacità di sintesi.”
Queste le parole di padre Gennaro Matino, intervenuto a Barba&Capelli di Corrado Gabriele in occasione del Prodigio di San Gennaro.
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