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Commercio, turismo e lavoro: tra crisi nera e rischio camorra sulle imprese

Commercio, turismo e lavoro: tra crisi nera e rischio camorra sulle imprese

Taisia Raio – Disoccupati e commercianti a distanza di qualche centinaio di metri. È un altro giorno di piazze e proteste a Napoli. Al Plebiscito sono state mostrate quindici croci di cartone portate in spalla dagli imprenditori per manifestare a causa della crisi economica che ha colpito tutti i settori del commercio durante questo anno di pandemia.

A protestare sono i mercatali, protagonisti ieri di una accesa protesta che per ore ha bloccato l’autostrada A1, parrucchieri e barbieri, che annunciano di riaprire domani nonostante le restrizioni imposte dal governo, ma anche negozianti, gestori di b&b, lavoratori dello spettacolo, partite Iva, ristoratori.

“Chi ha potenzialità economiche perchè guadagna illecitamente, e mi riferisco alla camorra, cerca di investire in un settore che è in ginocchio. Ad oggi quattro strutture ricettive extralberghiere su 10 presenti a Napoli sono in vendita. Non ne possiamo più, vogliamo ristori e riaperture”. A denunciarlo è Vincenzo Mazza, presidente di Aigo Campania, che oggi ha partecipato alla manifestazione.

“In città – ha spiegato – su 4mila strutture ricettive, 3.800 sono extra alberghiere, mille con partita Iva e le restanti 2.800 con codice fiscale. Queste ultime – spiega Mazza – non ricevono alcun tipo di ristoro. Siamo chiusi da un anno, il turismo è uno dei settori più colpiti dalla crisi, eppure a Pasqua hanno aperto ai viaggi all’esterno. È ridicolo. Siamo in ginocchio: chiediamo ristori per le strutture con codice fiscale e sostegni per tutti”.

Vincenzo Staiano, pizzaiolo e titolare del ristorante ‘O Zi Aniello di Lettere, ha portato la ‘croce’ che simboleggia l’Iva davanti alla Basilica di San Francesco di Paola, pregando perchè al più presto anche bar e ristoranti possano riaprire con il servizio al tavolo. “Vogliamo lavorare – osserva – siamo persone oneste, con l’asporto non riusciamo a fare niente, certo non riusciamo a mantenere le nostre attività e i nostri dipendenti. Ci eravamo organizzati, ci hanno fatto acquistare il plexiglass, abbiamo speso una marea di soldi. Ma per cosa? In Campania l’economia è ferma, ci restano solo le preghiere”.

La perdita di fatturato è pari al 50%, nel solo settore del turismo le perdite ammontano a 800 milioni: la regione perde l’ossigeno di un settore strategico che ha permesso di ammortizzare la desertificazione industriale a partire dall’ultima crisi di Whirlpool.

È un clima di disperazione con l’aumento del lavoro nero e le mani dei clan sulle attività economica. In piazza Municipio i disoccupati bloccano la strada e vengono ricevuti da Regione e Prefettura: chiedono che siano mantenuti gli impegni presi. Tutto sembra rimandato e in attesa del Recovdery Plan con la montagna di soldi europei: riusciranno a distribuirli equamente e lontano da mani criminali?