I papà “invisibili”: come la pandemia ha fatto esplodere famiglie e convivenza
Taisia Raio – E’ la seconda festa del papà vissuta ai cosiddetti tempi del Covid. Un secondo anno privo di abbracci, di baci, di sorrisi. Oggi come di consueto è di scena il festival della retorica e dell’ipocrisia, della serie “volemose tutti bene”. Ma purtroppo la vita non virtuale ci insegna che la realtà è ben diversa ed esiste un mondo, quello degli invisibili che è di gran lunga lontano dalle apparenze che vengono spiattellate sui social network. Chi sono gli invisibili? I dimenticati, quelli che non sono degni di nota, di essere neanche menzionati: sono i papà separati. Una nuova categoria di cui in alcuni casi si ha addirittura timore di parlare. Perché? Perché parlandone si va contro corrente, non ci si uniforma a quanto richiesto dall’opinione pubblica. La pandemia ha fatto saltare molti equilibri, economici, psicologici e spesso anche familiari. Parliamo chiaro: la convivenza, soprattutto durante il lockdown dello scorso anno, ha fatto venir fuori molte problematiche, diversità, incomprensioni all’interno dei nuclei familiari. La vita perennemente di corsa, quella frenetica che portava ad incontrarsi soltanto la sera a cena, di sfuggita oserei dire, si è bruscamente fermata e ha messo insieme da un giorno all’altro h24 coppie, genitori e figli, conviventi. Il 2020 oltre ad aver portato via troppe vite, il lavoro, la serenità, le abitudini, ha distrutto molte famiglie, anche quelle considerate più ‘solide’ e che non hanno retto all’impatto del lockdown.
Sono molti gli uomini ridotti in povertà, che tra la perdita del lavoro, la cassaintegrazione, il mantenimento a moglie e figli non ce l’hanno fatta e sono finiti a dormire in automobili, in strada, nei migliori casi appoggiandosi presso familiari o amici. Per fortuna, a sostegno di questa categoria, troppo spesso bistrattata, sono nate le Case dei Papà, strutture che accolgono genitori in difficoltà economica e non solo, un aiuto concreto, un’occasione per poter ripartire senza rinunciare al ruolo di padre e senza perdere la propria dignità.
Ne abbiamo sentite di frasi, fiumi di parole sdolcinate e alle quali alcuni di noi hanno anche creduto: la pandemia ci renderà migliori, più buoni. Non è così, l’essere umano tende a dimenticare in fretta e ad essere spesso troppo egoista, non miglioreremo, però potremmo riflettere su questo evento mondiale che ha cambiato drasticamente il nostro mondo, il nostro modo di vivere, i nostri rapporti. Oggi è la festa del papà, sono tanti, troppi i figli orfani a causa del Covid o di mille altre patologie e non solo, ma ci sono anche tanti padri che vivono in condizioni di seria difficoltà economica, psicologica, privati dell’amore dei propri figli, che non dovrebbe mai essere messo in discussione, e troppo spesso privati anche della propria dignità di uomini. Torniamo umani, meno false bandiere social e più umanità.