Napoli, le manovre a destra e la frattura “arancione” nella sinistra: tutti divisi per poi unirsi?
Taisia Raio – Scomporre per poi ricomporsi. Oppure per Napoli è proprio la volta buona per il centrodestra dopo 30 anni di elezione diretta del sindaco. L’ultimo strappo nella sinistra partenopea lo consuma Insurgencia, il centro sociale da sempre fedelissimo di Luigi de Magistris: l’assessore Eleonora De Majo si dimette e non senza parole durissime contro Alessandra Clemente.
“Non ho mai fatto mistero dell’enorme scetticismo nei confronti dell’indicazione di un candidato sindaco per le prossime amministrative, calata dall’alto e senza confronto con la città. Nessun pregiudizio. Piuttosto la convinzione da principio che quella candidatura non sarebbe riuscita ad interpretare nè a farsi portavoce delle battaglie, delle rivendicazioni e delle scelte più radicali, innovative e progressiste”. Questa è la dichiarazione che non lascia spazio a equivoci sulla rottura con l’ex pm e la sua compagine politica.
Infatti, oltre alle polemiche per il casus belli degli ultrà coinvolti nella commissione per l’opera in memoria di Maradona, la De Majo parla chiaramente di “ragioni politiche” e di una frattura iniziata con la candidatura dell’altra “pasionaria” arancione: dai tempi del liceo Sannazaro non corre buon sangue tra le due giovani dirigenti politiche.
Se Dema piange, i 5 Stelle non ridono. Sulla zona rossa è un botta e risposta a distanza tra Valeria Ciarambino e Maria Muscarà a colpi di post. “Avevamo sperato che non dovesse più accadere, ma un virus imprevedibile e i comportamenti irresponsabili di alcuni ci hanno riportato in questa drammatica situazione”, scrive la Ciarambino. E sempre su Facebook Muscarà è laconica: “Irresponsabili? E’ facile parlare quando lo stipendio è certo”. Sullo sfondo ci sono le tensioni fortissime nei grillini alle falde del Vesuvio: dall’alleanza con il Pd al Governo Draghi, tra la base con diversi esponenti istituzionali locali.
A proposito di Pd la situazione è nota dopo le dimissioni di Zingaretti. A questo punto Bassolino si sente ancora più forte e col vento in poppa nello scenario incerto che avrebbe dovuto lanciare Roberto Fico, candidato contestato da De Luca.
Ricapitolando sul gran bazar del centrosinistra alle comunali con sei mesi ancora da vivere in campagna elettorale: Alessandra Clemente per Dema, Bassolino con le civiche, Sergio D’Angelo con centri sociali e sinistra radicale, Potere al Popolo soli o alleati di D’Angelo, Pd-M5S con Fico o nel buio più totale.
Scomporsi per poi unirsi al ballottaggio? Il centrosinistra è in bilico sul burrone e spera nella rinnovata “pazienza” degli elettori napoletani dopo anni di amministrazione.
Intanto Maresca resta alla finestra mentre il centrodestra prova a non perdere pezzi e rimanere unito per conquistare Napoli la prima volta. Lega e Forza Italia vogliono il pm antimafia con lo spazio alle liste civiche sacrificando i simboli. Resta il dubbio di Fratelli d’Italia che al primo turno potrebbe andare da solo con Sergio Rastrelli. Anche qui dividersi per accordarsi dopo, in vista del ballottaggio. La politica napoletana è a un bivio in piena crisi sociale e sanitaria dovuta alla pandemia.