Zona rossa, scaricabarile e magistrati alla riscossa: la Campania festeggia un anno di pandemia
Taisia Raio – “La zona rossa era evitabile, non è colpa del fato. Non è serio fare lo scaricabarile. La responsabilità ricade sulla Regione Campania e sul Presidente commissario Covid che non hanno svolto il loro lavoro”. È lapidario Stefano Caldoro che individua la responsabilità diretta della zona rossa nella nostra Regione, a un anno esatto dal lockdown.
De Luca non si scompone e anche lui sa chi indicare come responsabile: “Da settimane l’Italia e’ abbandonata a se’ stessa. In Campania alcuni sindaci hanno fatto il loro dovere, ma ci sono sindaci di grandi città che non hanno fatto niente. Anzi, fino a qualche giorno fa incentivavano le aperture serali”.
Il riferimento, senza nominarlo, è all’acerrimo nemico e spauracchio dello sceriffo: Luigi de Magistris. Ma l’ex pm è proiettato in Calabria per le prossime regionali e ha già alzato la bandiera del meridionalismo dopo le modalità di rinvio del voto a ottobre: “Il Sud non è rappresentato al Governo”.
Eppure entrambi non sanno che sono d’accordo sulla questione delle elezioni a ottobre. “Il Governo ha assunto una decisione sbagliata – afferma De Luca – grave e irresponsabile spostando la data delle elezioni amministrative. È una tornata elettorale importante, milioni di cittadini saranno chiamati al voto per una tornata che prevede i ballottaggi”.
Siamo nel paese dello scaricabarile, dove la colpa è sempre di qualcun altro. Quel paese è da 1 anno imprigionato nel costante corto circuito: contagi-chiusura-riapertura-contagi. La politica si è chiusa in se stessa, anche se qualcuno che si dimette spunta fuori come ha fatto Nicola Zingaretti: al segretario nazionale Pd ‘fa schifo’ il suo stesso partito che doveva dare risposte nell’emergenza e invece si dilania su nomine e candidature.
Questo è lo scenario politico e istituzionale, in attesa sempre che poi arrivi la magistratura a dare qualche scossone. In ordine di tempo l’ultimo riguarda l’inchiesta dei dei sostituti procuratori Carrano, Woodcock e Raffaele sul traffico di influenze all’ospedale Cardarelli. È stato rinviato a giudizio l’imprenditore Alfredo Romeo, difeso dagli avvocati Carotenuto, Sorge e Vignola: a lui viene contestato il reato associativo e altri reati minori. Rinvio a giudizio anche per l’ex parlamentare Italo Bocchino, il già citato ex governatore Stefano Caldoro e l’attuale direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva. Assolto con l’architetto Ivan Russo della Romeo Gestioni dall’unico reato di corruzione contestato.
E non finisce qui la cronaca giudiziaria. La Corte dei Conti contesta un accordo tra la Regione Campania e l’Aiop finalizzato ad avere posti letto liberi a sufficienza per fronteggiare l’emergenza Covid, le varie Asl hanno pagato importi rilevanti alle cliniche convenzionate pur in assenza di pazienti ricoverati. L’intervento della procura regionale della Corte dei Conti ha impedito che venissero pagate somme non dovute, pari a circa 30 milioni di euro, eppure c’è stato un esborso, di cui non c’è giustificazione, dal valore di oltre 18 milioni. A questo si aggiunge anche l’apertura di un’indagine per 3 ospedali modulari a Napoli, Caserta e Salerno durante la prima ondata.
La zona è rossa, come la rabbia di una popolazione che sembra rifiutarsi anche di capire e strappa le mascherine dal volto. Ora ai campani tocca stare chiusi, probabilmente, fino a Pasqua. Un anno dopo nulla è andato bene.