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Giuseppe Riccio, per non dimenticare il giovane pizzaiolo napoletano ucciso 15 anni fa.

Giuseppe Riccio, per non dimenticare il giovane pizzaiolo napoletano ucciso 15 anni fa.

Fonte: fondazionepolis.regione.campania.it 

Il 17 dicembre 2005 un gruppo armato di spranghe di ferro e mazze da baseball irrompe nella pizzeria “Donna Amalia” di Calata Capodichino. L’obiettivo della spedizione punitiva è il proprietario del locale. Costui la sera precedente si era infatti rifiutato di servire fuori quel gruppo di persone che infastidiva con il proprio comportamento gli altri clienti. La banda di malviventi, affiliati a clan della zona, esplode anche diversi colpi di pistola che uccidono uno dei dipendenti della pizzeria, Giuseppe Riccio. Giuseppe aveva appena 26 anni, la sua morte ha reso vedova una giovane donna ed orfano un bambino di diciassette mesi.
Nei processi di primo e secondo grado tre pregiudicati, Pietro Girletti, Giovanni di Vaio e Ciro de Vincenzo, individuati come autori dell’omicidio di Giuseppe, vengono condannati all’ergastolo. Condanna che la Corte di Cassazione riduce a 28 anni, con la motivazione della mancanza della premeditazione.

Il presidente del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità Alfredo Avella, il 19 dicembre del 2014 e il 18 dicembre 2015 e nei mesi di dicembre 2016, 2017 e 2018 ha consegnato delle borse di studio in favore delle vittime innocenti della criminalità, tra questi anche il figlio di Giuseppe.

Martedì 16 giugno 2015 è stato intitolato a Giuseppe Riccio l’immobile confiscato a Pasquale Esposito. La struttura continuerà ad essere una palestra e consentirà la realizzazione del progetto “Lo sport metafora della società civile”, finalizzato all’affermazione della cultura della legalità e all’assistenza dei minori disagiati.

La vicenda di Giuseppe Riccio è ricordata nel “Dizionario enciclopedico delle Mafie in Italia”, apparso per Castelvecchi nel 2013.