Tensione e rabbia ma nessuno scontro: Napoli grida “se ci chiudi, ci paghi”
Tanta tensione ma nessuno scontro, solo la determinazione di chi vive una crisi molto grave. In piazza Plebiscito un popolo eterogeneo ha allontanato i fantasmi del 23 ottobre, manifestando con rabbia, creatività, colore e in modo pacifico: “se ci chiudi, ci paghi” è lo slogan che si è levato da Napoli.
Alle 18 la piazza si andava già riempiendo fino ad arrivare a circa 3mila persone sparse in diversi gruppi. Da una parte gli animatori con il loro microfono aperto, dall’altra striscioni e fumogeni di giovani e attivisti. In mezzo c’erano tutte quelle categorie che stanno pagando la chiusura decisa dal nuovo Dpcm: pizzaioli, ristoratori, baristi, famiglie, lavoratori del sommerso, partite Iva.
In piazza non è più venuto il sindaco con la sua Giunta ma si è affacciato il generale Antonio Pappalardo, ex carabiniere e leader dei “gilet arancioni” che scesero in piazza a Milano il 30 maggio: la prima grande manifestazione di negazionisti, no mask e complottisti. Ai microfoni di Radio Crc il generale ha affermato che il covid “è un imbroglio” che fa vittime ma non giustifica la “chiusura totale”.
Alle 19.30 la piazza decide che non vuole zone rosse e si dirige a mani alzate verso il cordone di polizia. Ne nasce un confronto deciso che porta le forze dell’ordine a lasciare il passaggio verso via Cesario Console e, quindi, verso Santa Lucia.
Dopo aver circondato la sede della Giunta regionale un momento di tensione si è registrato quando un gruppo composto da poche decide di persone ha provato a raggiungere il lungomare senza permesso delle forze dell’ordine. La polizia, in tenuta antisommossa, è intervenuta per bloccare i manifestanti e nell’occasione un uomo e’ stato fermato, ma rilasciato poco dopo. “Ho un’attività che devo fare? Ho paura per mio padre, si deve suicidare?”, ha detto la persona fermata ai poliziotti. Una donna, rivolgendosi agli agenti, ha detto che la protesta “non e’ contro la polizia ma contro chi ci governa. Siamo cittadini che hanno rispettato le regole, non siamo camorristi. Vogliamo libertà”.
Ed è proprio il grido “libertà, libertà” che ha risuonato in piazza stasera dove non c’erano infiltrati stavolta, né criminali. C’era un pezzo di popolo e settori produttivi che non vogliono morire di covid ma nemmeno di fame.
Giuseppe Manzo