“Radicanza” la parola dell’estate di Gennaro Matino
(dal quotidiano La Repubblica- Napoli di Domenica 24 Agosto 2025
“I sogni sono veri finché durano. E viviamo nei sogni”. Ci hanno insegnato a essere resilienti. A resistere, a piegarci senza spezzarci, a ingoiare rospi col sorriso sulle labbra. E molti, negli anni, hanno obbedito: flessibili come elastici, adattabili come plastica, sopravvissuti come soldatini.
Poi ci siamo guardati allo specchio e abbiamo scoperto che troppa resilienza, a lungo andare, forse, non redime: svuota. E allora oggi, nel cuore di questa estate, io rilancio con una parola da inventare, nuova, che non è negazione ma ribaltamento, non è il contrario ma l’oltre: “radicanza”.
Radicanza: sostantivo femminile. Non l’arte di sopportare, ma quella di mettere radici per fiorire. Non il culto del piegarsi, ma la gioia del rifiorire. Non la prudenza di adattarsi, ma l’irriverenza di generare.
La radicanza ha a che fare con chi si sporca le mani, con chi non si accontenta di sopravvivere a un sistema stanco ma lo sfida, con chi preferisce una vita piena a una lunga sopravvivenza.
È la parola che descrive i ragazzi che tornano nei loro paesi quando tutti vanno via. È la parola che racconta chi recupera un mestiere dimenticato, chi riapre una bottega, chi coltiva il mare dei sogni e non solo il profitto.
Radicanza significa radici che non sono nostalgia, ma slancio. Gesù lo sapeva: « Il seme caduto nella terra buona porta frutto con perseveranza» (Lc 8,15). La radicanza è questo: semina testarda, ostinazione creativa, gioia duratura.
Non è stare fermi, ma sapere dove stare. Non è ancorarsi al passato, ma sognare il domani con radici salde. Forse è la parola che manca oggi alla politica, intrappolata nei talk show. Alla scuola, ingolfata di scartoffie. Alla Chiesa, in bilico tra sopravvivenza e profezia. E manca a ciascuno di noi, sempre a rincorrere schermi e approvazioni usa e getta.
Radicanza è restare nel proprio corpo, nei propri luoghi, nelle relazioni vere. Radicanza è scegliere di vivere con allegra profondità. È sapere che l’estate non è solo distrazione, ma spazio per ritrovare sé stessi. È spegnere il telefono davanti al mare. È guardare le nuvole senza averne fretta. Simone Weil scriveva: « Radicarsi è forse il bisogno più importante e piùmisconosciuto dell’anima umana » . Eppure ci siamo dimenticati che chi ha radici è più leggero, non più pesante. È più libero, non più prigioniero.
Chi ha radici sa fiorire, sa cadere e ricrescere, sa perdere e ricominciare. Radicanza è il contrario del vivere a metà. È dire di sì alla terra, alla storia, alla propria comunità, ai propri sogni più veri. È il gusto di appartenere senza essere schiavo, di restare senza essere fermo, di radicarsi senza smettere di viaggiare con la mente e con il cuore. Che sia questa l’estate della radicanza. Dell’ascolto profondo, della lettura lenta, del cammino vero.
Dei pranzi in famiglia, delle chiacchiere di piazza, delle albe vissute e delle sere senza notifiche.
Che sia l’estate dei ritorni consapevoli, degli incontri pieni, dei sogni che germogliano. E se ci riusciremo, settembre non ci troverà spompati, ma rinnovati. Non stanchi, ma vivi.
Alla fine, il segreto è sempre lo stesso: chi ha radici, non crolla. Chi ha radici, si rialza. Chi ha radici, sa dove tornare. Radicanza: una parola nuova per non arrendersi mai più. Una casa costruita sulla roccia, come diceva il Maestro di Galilea: « Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia » (Mt 7,24-27). E allora, che sia questa l’estate in cui smettiamo di adattarci a tutto, per tornare a scegliere qualcosa. In cui non ci limitiamo a resistere, ma iniziamo a fiorire. In cui non cerchiamo di sembrare forti, ma di essere veri. Radicati nella terra e nel tempo, nelle parole e nei gesti, nelle relazioni che contano, nei volti che restano. Radicati non per chiuderci, ma per aprirci.
Perché la vera libertà non è andare ovunque, ma sapere dove vale la pena restare. Il vento soffierà ancora, la pioggia cadrà, le onde si alzeranno. Ma chi ha radici, non ha paura della tempesta. Perché sa che la sua casa non è un rifugio, è una promessa. E questa promessa ha il volto di un’estate nuova. Un’estate invincibile, perché finalmente nostra.