Regionali, Rivellini: serve candidato politico per vincere in Campania
Regionali, il centrodestra vince solo con la politica
Niente clientelismi o alchimie di liste: la sfida passa dal denunciare il malgoverno della sinistra e proporre alternative concrete per i campani.
Le elezioni regionali si avvicinano, ma né centrodestra né centrosinistra hanno ancora scelto il candidato o avviato un vero dibattito politico. Per ora emergono soltanto nomi, scoop e autocandidature di facciata, mentre i cittadini restano distanti e l’astensionismo rischia di raggiungere livelli altissimi.
In questa fase di stallo, il vero protagonista è Gaetano Manfredi: i suoi silenzi, “rumorosi”, pesano tanto sul centrosinistra quanto sul centrodestra. Manfredi sa bene che De Luca non potrà mai allearsi con la destra né costruire un terzo polo: significherebbe rinnegare la sua storia, mettere in difficoltà il figlio e restare isolato. Alla fine, pur di non scomparire, accetterà qualsiasi accordo. Nel frattempo attende, osserva e sfrutta gli errori del centrodestra, che invece di fare politica rincorre la sinistra sul terreno della semplice sommatoria delle liste. Una scelta suicida: il centrosinistra controlla città capoluogo, province, ASL e gran parte dell’apparato di potere. Insomma, se la partita resta sulla clientela politica, anche con De Luca a destra il risultato sarebbe già scritto.
La sfida può riaprirsi solo sul piano politico: denunciando il malgoverno deluchiano, le contraddizioni tra Pd e 5 Stelle (basti ricordare le parole di Fico sul termovalorizzatore) e le ricette fallite che i grillini vogliono riproporre in Campania, come il reddito di cittadinanza, contestato persino dagli stessi alleati di centrosinistra. Su questo terreno il centrodestra può giocare le sue carte, mostrando modelli di governo alternativi e di successo, dal Veneto fino all’esperienza nazionale.
Solo con la politica si possono riportare i cittadini alle urne e riconquistare Palazzo Santa Lucia. Non è questione di nomi: la distinzione tra candidato “politico” o “civico” è artificiale, perché chiunque si candidi a governare una Regione come la Campania diventa inevitabilmente un politico. La vera sfida è aprire un confronto serio, non rincorrere strategie silenziose o logiche di potere.