Mario Paciolla, cinque anni di omertà e silenzi, domani tutti in piazza
È un caso internazionale che grida giustizia e che, nonostante i poteri forti che coprono i responsabili, non cesserà mai di smuovere le coscienze di chi crede nella verità.
Sono passati cinque anni da quando ad Anna Motta e a suo marito Pino Paciolla è arrivata la chiamata dalla Colombia che ha stravolto le loro vite.
Mario, loro figlio, aveva trentatrè anni, lavorava come cooperante delle Nazioni Unite e il 15 luglio 2020 è stato trovato morto.
Aveva tagli ai polsi e un nodo stretto al collo, nel suo appartamento a San Vicente del Caguán.
Il caso è archiviato come suicidio, un’assurdità inaccettabile per chi sapeva che, proprio quella mattina, il giovane sarebbe dovuto partire verso Bogotà, aveva già avvisato il proprietario di casa e comprato il biglietto aereo.
Il 9 luglio 2020 Mario aveva detto ai genitori di aver avuto una discussione durante una riunione con i colleghi dell’Onu. Gliel’avrebbero fatta pagare.
Anna ha più volte ricordato in questi anni di aver chiesto al figlio se pensasse di essere in pericolo ma Mario non poteva minimamente ipotizzare quali losche trame avesse smosso con le sue ricerche.
Tuttavia aveva saggiamente deciso di abbandonare immediatamente la Colombia.
Gli investigatori colombiani insistono nel parlare di suicidio ma gli elementi incongruenti abbondano.
La casa di Mario fu ripulita con candeggina da funzionari dell’Onu prima dell’arrivo delle autorità locali.
Sui coltelli, con cui si sarebbe tagliato, che mai sono giunti alla Procura italiana, non vi sono impronte.
L’autopsia disposta in Italia ha evidenziato l’incompatibilità tra le ferite al collo e la morte per suicidio.
Sono spariti i quaderni su cui il cooperante prendeva appunti di lavoro.
Mario monitorava il reinserimento nella società degli ex combattenti delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia nell’ambito della transizione post-bellica.
Sul suo caso sono state fatte numerosissime interrogazioni parlamentari che non hanno avuto risposta.
L’ultima beffa risale a lunedì 30 giugno quando l’indagine della procura di Roma è stata archiviata dal giudice senza che lo Stato italiano abbia chiesto spiegazioni alle Nazioni Unite.
Anna Motta e Pino Paciolla non si accontenteranno mai delle risposte parziali, ambigue, inverosimili che vengono proposte come verità e continuano a smuovere mari e monti affinché questo delitto non cada nel dimenticatoio e gli assassini non restino impuniti. Domani Napoli si mobiliterà ancora una volta con svariate iniziative. Ci sarà un corteo che partirà alle ore 18:30 da Piazza Municipio per approdare alle 19:30 in Piazza Dante. Seguirà alle 20:00 un evento pubblico al Parco Ventaglieri. Tra le varie personalità di spicco interverranno il vicesindaco Laura Lieto, Don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele; Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana; Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21; Marco Sarracino deputato alla Camera per il Partito Democratico; Dario Carotenuto deputato alla Camera per Movimento 5 Stelle; Luigi de Magistris, portavoce di Unione Popolare; i docenti Chiara Ghidini e Diego Lazzarich dell’Università L’Orientale, Lia Cacciottoli e Mario Leombruno in rappresentanza del Direttivo del Festival del Cinema dei Diritti Umani, Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis, Don Tonio Dell’Olio, referente della Pro Civitate Christiana, Don Paolo Iannaccone del centro Ernesto Balducci di Udine. La serata sarà arricchita dalla partecipazione di importanti artisti della scena musicale napoletana, tra cui PeppOh, Giuseppe Di Taranto, Dario Sansone, Maldestro e la Banda Basaglia, che attraverso la musica contribuiranno a tenere viva la memoria e il messaggio di Mario. Durante l’iniziativa sarà anche presentato e sottoscritto da tutte le realtà presenti un Manifesto collettivo, che verrà consegnato come atto formale e pubblico della mobilitazione in corso.
Articolo a cura di
Francesco Di Somma