Philip Billing, il “Carneade” azzurro: chi è costui?
L’ultima volta che i napoletani hanno aperto una scatola di burrosi biscotti danesi ci hanno trovato dentro Jasper Lindstrom, uno che tuttosommato non è entrato esattamente nel cuore dei tifosi. Ora nella rosa di Antonio Conte si è, già da un po’, accomodato un nuovo elemento. È sconosciuto ai più ma, prima che diventi un nuovo Dendoncker, potremmo presto vederlo in azione. Dunque scopriamo chi è Philip Billing che per ora è un “Carneade”.
«Carneade! Chi era costui?».
È il celebre interrogativo che nel capitolo VIII dei Promessi Sposi Alessandro Manzoni mette in bocca a Don Abbondio, immerso in letture erudite poco prima dell’arrivo di Tonio e Gervaso per il matrimonio improvvisato di Renzo e Lucia. Consegnando alla storia tal nome con il risultato paradossale di rendere celebre la figura di questo «uomo di studio, un letteratone del tempo antico», personaggio oscuro per il curato e proprio per questo divenuto, per antonomasia, una persona mai sentita nominare. Il nostro uomo è un ventottenne nativo di Copenaghen, giocatore forte fisicamente, un tuttocampista in grado di giocare come mediano, interno e trequartista. Insomma, è capace di essere il sostituto eventuale di Lobotka, Anguissa e McTominay. Tuttavia, nonostante la sua imponente altezza, pare raggiunga i due metri, non è un dominatore con i colpi di testa. “Giocare con i piedi è il modo in cui sono stato cresciuto” ha raccontato Billing al Times nel 2023. Billing non vuole rischiare una commozione celebrale e ogni volta che c’è una palla vagante valuta cosa fare. Nonostante questo il calciatore è comunque riuscito a segnare alcuni gol di testa nel corso della carriera. Sono quattro le reti realizzate in questo modo. In passato Philip ha giocato a hockey su ghiaccio, passando il suo tempo inoltre sui pattini e sullo skate. Ha imparato, insomma, sport che praticano soprattutto atleti di minore altezza. È come se egli stesso non fosse consapevole di quanto sia grosso. Billing avrebbe dovuto giocare a hockey e non a calcio, ma sua madre e suo fratello non erano molto decisi a osservarlo dal vivo in impianti ghiacciati. E così arrivò il calcio. Philip ragiona veloce con la mente e lo fa anche con i suoi piedi: sa pattinare e girare velocemente. È una sorta di “Billing Eliot” che danza sul pallone. Arrivato dal Bournemouth, in cui vanta 202 presenze, 31 gol e 20 assist, ha anche cinque presenze con la casacca della Danimarca. In sintesi in gigante nero, dall’aspetto di un cestista è tutto fuorché ciò che sembra. L’interrogativo ora è un altro: riusciremo a vederlo in azione in questa stagione?
Articolo a cura
di Francesco Di Somma