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Matino: Reddito di cittadinanza indispensabile, ma va riformato

Matino: Reddito di cittadinanza indispensabile, ma va riformato

“Proviamo a fare una riflessione insieme. Per me poter dare un reddito universale va nella direzione giusta. Quello che non va nella direzione giusta è non averlo strutturato in maniera tale da accompagnare le persone al mondo del lavoro. Da questa analisi ne viene fuori che, così com’è, questo strumento non può andare avanti. Detto ciò, non possiamo più tornare indietro dal reddito universale. Abbiamo capito che senza quel reddito il rischio della società di implodere è enorme.  Io marxista non sono, ma Marx l’ho studiato. Lui dice che, per liberare i proletari dalla schiavitù del capitalismo selvaggio, bisogna restituirgli gli strumenti di lavoro. Se a chi sta peggio do una possibilità, ma non gli fornisco gli strumento, lo sto prendendo in giro”. Queste le parole di Gennaro Matino, teologo, questa mattina a Barba&Capelli, trasmissione in onda su Radio CRC.

Un’analisi che non riguarda solo la politica, quella di Matino, ma ogni cittadino e alcune associazioni come la Caritas, che devono ampliare le proprie prospettive, cercando di offrire aiuti con effetti a lungo termine ai bisognosi : “anche la Caritas ha responsabilità, in questo senso, perché se non riesci a fornirgli gli strumenti, non riesci ad aiutare chi sta peggio. Aiutare non vuol dire mettergli l’aiuto in tasca, ma metterlo nelle condizioni di farsi aiutare. Io non devo aiutare solo per una forma di solidarietà e giustizia. Allargare lo spazio di partecipazione al bene, vuol dire allargare la possibilità di una società più pacifica. Lo stato qui non aiuta per elemosina, ma lo fa per una forma di giustizia.

Sul fondo che proporrà domenica, sul quotidiano LaRepubblica, Matino ha offerto importanti anticipazioni. L’approfondimento riguarderà la Chiesa e il dialogo che questa deve intraprendere col mondo: “domenica farò una riflessione sul mio percorso. Se la Chiesa pensa ancora che lei parla e il mondo l’ascolta sta vivendo un’altra epoca. Questo è il momento in cui si parla con tutti o la storia è finita”.

Giovanni Ruoppo