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Ricomincio dalla cravatta

Ricomincio dalla cravatta

di Domenico Giordano

C’era un Manfredi in tenuta elettorale e c’è un Manfredi con la mise istituzionale, che poi è quello di sempre.

Nel mezzo, tra il secondo, che in verità è sempre stato il primo, e quello elettorale c’è stata una cravatta di troppo.

Con buona pace dei tanti artigiani dell’arte napoletana del cucito e della moda.

Una cravatta che improvvisamente scompare, subito dopo la scelta di candidarsi a sindaco di Napoli. L’accessorio abituale dell’outfitdell’ex ministro diventa l’elemento principale da riporre nel cassetto, perché nient’affatto coerente con il nuovo racconto che invece vuole proporre ai napoletani una persona che, sa essereanche, empatica, di cui possono fidarsi pur non conoscendola tanto e che non deve vendergli nulla. È il Manfredi che diventa uno di noi, che “ricomincia da Te”, cioè dal basso, un cittadino qualsiasi che gli altri cittadini possono sentire e vedere vicino al proprio modo di essere, e di rimando, al proprio modo di vestire.

La narrazione di un Manfredi orizzontale, descamisado e popolare cozzava con l’immagine di candidato in giacca e cravatta.  

Quindi, oplà, via la cravatta e con questa tutti gli altri accessori, freddi e non coerenti con il racconto dell’uomo manfrediano quale uomo qualunque, a cominciare dagli inseparabili occhiali.

Vinta la sfida delle urne a furor di popolo, però, il tradimento delle lusinghe ampiamente propalate nelle settimane precedenti è servito. Nella foto ufficiale scattata per la presentazione della sua giunta il Sindaco di Napoli ricomincia da dove aveva lasciato, dalla giacca, dagli occhiali e dalla cravatta, che possiamo scommetterci diventerà l’accessorio che lo accompagnerà per tutti i mesi e gli anni del suo mandato a Palazzo San Giacomo.

La versione del Manfredi “decravatizzato” non credo abbia portato al paniere del sindaco Manfredi qualche voto in più di quelli che avrebbe comunque raccolto dagli elettori, però diventa una cartina di tornasole per discutere sull’utilità o meno di alcune scelte di comunicazione che possono diventare boomerang per i candidati. 

Per chiudere restando sul tema della comunicazione politica, non è possibile archiviare la foto della Giunta napoletana come un qualsiasi scatto ufficiale, a cominciare dall’inquadratura, dall’alto verso il basso, e alla disposizione degli assessori e del primo cittadino, distanziati ma vicini, c’è una regia che vuol esaltare la matrice pop dell’immagine istituzionale, unico elemento di coerenza tra il Manfredi elettorale, di ieri, e quello istituzionale, di oggi e di domani.