Camorra, confiscati beni del valore di oltre 17 milioni di euro ad affiliato clan Mallardo
Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha proceduto, su disposizione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli, alla confisca, tra Campania e Lazio, di un ingente patrimonio del valore di 17.600.000 euro riconducibile a Michele Palumbo, 69enne di Villaricca (Napoli) nel 1952, appartenente al clan Mallardo. In particolare le Fiamme Gialle hanno acquisito al patrimonio dello Stato 17 unità abitative tra i comuni di Giugliano, Aversa, Mentana, e
Monterotondo, 11 terreni nel comune di Mentana, oltre a quote e immobili relativi a una società operante nel settore immobiliare con sede a Fonte Nuova, riconducibili al 69enne e al suo nucleo familiare.
L’attività nasce da indagini delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ed eseguite dagli specialisti del Gico che hanno eseguito, dal 2010 al 2021, diversi provvedimenti di sequestro preventivo e di misure di prevenzione patrimoniali disposti dai Tribunali di Roma e Napoli nei confronti, tra gli altri, del Palumbo. Secondo gli investigatori, il clan Mallardo ha investito i propri proventi illeciti in attività immobiliari facenti capo al 69enne e a una sua società operante nel settore edile; il sodalizio era stato favorito dal genero di Palumbo, esponente di rilievo del clan Mallardo, per conto del quale si interessava di diversi settori
economici quali quello edilizio, immobiliare nonché della distribuzione del caffè agli esercizi commerciali del giuglianese e
del casertano, dove acquisiva commesse anche in zone controllate da clan camorristici alleati, come quello dei Casalesi.
L’applicazione della misura di oggi deriva dall’accertata appartenenza del Palumbo al clan Mallardo, sancita da una condanna a 12 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e scaturisce dagli accertamenti economico-patrimoniali effettuati dalle Fiamme Gialle. Il monitoraggio effettuato dal Gico di Napoli ha fatto emergere, grazie ai riscontri sviluppati anche attraverso l’utilizzo delle banche dati in uso al Corpo e agli accertamenti bancari, una marcata sproporzione tra le fonti di reddito lecite di cui l’uomo disponeva ufficialmente e il patrimonio di beni mobili e immobili di rilevante valore negli anni accumulato.