Jabil, scambio di accuse tra società e sindacati
Scambio incrociato di accuse tra i sindacati dei metalmeccanici e la societa’ sarda Orefice Generators sulla questione del reimpiego dei lavoratori che Orefice ha assunto nei mesi scorsi dalla multinazionale dell’elettronica Jabil, che ha sede a Marcianise (Caserta) ed e’ in crisi produttiva, tanto da licenziare in due anni 220 dipendenti.
Da mesi i sindacati accusano l’azienda cagliaritana di aver assunto 23 lavoratori da Jabil, prendendo migliaia di euro dalla stessa multinazionale americana per ogni addetto assorbito, ma senza avviare concretamente il progetto di reindustrializzazione e rilancio dei lavoratori ex Jabil; per reimpiegare questi ultimi, Orefice ha aperto uno stabilimento nell’area industriale di Pascarola, comune di Caivano (Napoli), a pochi chilometri dal sito della Jabil, “allo stato gia’ dismesso” dicono i sindacati.
“Nonostante l’impegno assunto dalla Orefice Generators di impiegare i lavoratori gia’ in forza alla Jabil – scrivono in una nota congiunta le segreterie casertane di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failm – nessuna attivita’ di produzione di generatori e’ stata dalla stessa mai avviata. Precisamente, al netto di qualche giorno di corso di formazione, ai lavoratori, dalla data di collocazione di inizio della prestazione lavorativa, il 22 giugno 2020, non e’ stato mai consentito di svolgere la programmata attivita’ lavorativa”.
“Tutti i lavoratori interessati, infatti, sono stati unilateralmente posti, prima, in ferie e, poi, in cassa integrazione. Il Ministero per lo Sviluppo Economico ci convochi per risolvere la grave situazione”, scrivono i rappresentanti dei lavoratori, che domani saranno in presidio a Napoli davanti a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione, per denunciare il comportamento, a loro dire sbagliato e irrispettoso delle istituzioni e dei lavoratori, di multinazionali come Whirlpool e Jabil.
Andrea Orefice, direttore generale dell’omonima azienda attiva dal 1938, respinge le accuse con decisione, incolpando della situazione i lavoratori e i sindacati. “L’attivita’ di produzione dei generatori al sito di Pascarola, per conto di clienti importanti come Italgas – spiega Orefice – e’ iniziata nel gennaio scorso, come dimostra anche la documentazione fotografica inviata al Mise. Purtroppo dei 23 lavoratori assunti dalla Jabil, una decina era gia’ pienamente formata e competente, ed era impiegata molto di piu’ rispetto ai colleghi che usufruivano invece della cassa integrazione Covid”
“A marzo – aggiunge Orefice – i dieci ex Jabil si sono fermati per solidarieta’ con i colleghi meno impiegati, e da allora abbiamo dovuto bloccare la produzione. A maggio, nel corso di un incontro presso l’Unione Industriale di Napoli, abbiamo proposto di far tornare a lavoro tutti i 23 addetti ex Jabil, accettando la proposta dei sindacati sulla formazione, che abbiamo sempre ritenuto di nostra competenza. Quella proposta non e’ stata mai considerata, e i sindacati non hanno firmato neanche il verbale di mancato accordo”.
“Al momento tutti i 23 lavoratori ex Jabil sono in cassa integrazione a zero ore, in attesa che si sblocchi la situazione. Ma si tratta di problemi che hanno creato gli stessi lavoratori e i loro rappresentanti; a mio modo di vedere hanno boicottato il piano di reindustrializzazione”, conclude Orefice. Un’opinione, quella di Orefice, che i sindacati contestano e bollano come “strumentale” e “priva di fondamento”