Recovery Plan, parla Fassina: “Inizio di un percorso, sbagliato per il Sud non considerare i livelli essenziali dei servizi”
“Stiamo andando con l’attenzione necessaria a causa dei rischi per la salute”. Lo ha detto il deputato Leu Stefano Fassina intervenendo nella trasmissione Barba&Capelli condotta da Corrado Gabriele su Radio Crc Targato Italia e in onda dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 9.
E ha aggiunto: “Ristoranti e attività culturali sono ripartite. Dobbiamo procedere lungo questa direzione e dobbiamo farlo con realismo perché tutti i partiti con i loro leader che insistono sul riaprire subito tutto rischiano di compromettere le prospettive. Lo abbiamo visto con la Sardegna. Alla Camera abbiamo discusso del Piano di rinascita e resilienza che ha una prospettiva di medio periodo e costituisce la cornice dove si colloca la ripresa del Paese”.
Sui tempi Fassina ha sottolineato: “Le scadenze sono già per la seconda metà di quest’anno. C’è un lavoro enorme da fare a livello centrale e di amministrazioni locali tra Regioni, Comuni e Province soprattutto per la definizione dei progetti e dei bandi. Ci sono tutte le condizioni per fare bene”.
E ha precisato sui principali punti di debolezza del Paese da cui si è partiti: “Negli anni sono stati fatti tagli. L’Italia ha affrontato la pandemia con la spesa sanitaria tra le più basse in Europa e questo vuol dire meno terapie intensive, meno ospedali, meno pronto soccorso. C’è una ricostruzione da fare e in questo ultimo anno e mezzo ci sono stati investimenti importanti, il Recovery vede proprio investimenti nella sanità e nella scuola a partire dalla stabilizzazione del personale. Eravamo arrivati a una quantità enorme di supplenti e al sovraffollamento delle aule molto pesante. Il virus sta iniziando ad aprire un’altra pagina su due servizi decisivi per i diritti fondamentali dei cittadini”.
In merito al Piano nazionale di rinascita e resilienza (Pnrr): “Draghi ha ereditato e confermato il Piano del Governo precedente. Le componenti e i programmi fondamentali erano quelli di Conte, la parte aggiuntiva riguarda le riforme strutturali che sono entrate nei titoli senza ancora un’adeguata analisi del Parlamento”.
Sul Sud ecco quali sono i punti deboli per Fassina: “Abbiamo discusso e fatto proposte sulla parte del piano ricevuta dal Governo Conte e non abbiamo potuto farlo sulla parte di riforme strutturali. Sul Mezzogiorno ci sono parti che mi convincono molto e parti molto meno. Ad esempio si rileva l’assenza dei livelli essenziali delle prestazioni ma, la ministra Carfagna non ha ritenuto o non è stata nelle condizioni di richiedere riforme in tal senso. Questo è un problema, nei giorni scorsi si è dibattuto sui miliardi al Sud e non si è potuto fare riferimento a ciò che serve veramente per i livelli dei servizi per i cittadini. Bisogna recuperare questo altrimenti diventa complicato capire l’adeguatezza delle risorse senza conoscere gli obiettivi”.
Infine il deputato conclude: “C’è stata una partecipazione a livello centrale rilevante ma non sufficiente perché il Parlamento non ha potuto discutere la parte sulle riforme strutturali. Abbiamo audito tante associazioni ed esperti, a livello comunale e regionale la partecipazione è stata assente. Per quei territori importanti come Roma non c’è stato il coinvolgimento: ieri abbiamo avviato il percorso, non abbiamo confezionato un pacchetto chiuso. Ci sono titoli sulle riforme e macro progetti, bisogna darsi da fare e serve il coinvolgimento diffuso”.