Gli infortuni, gli errori e la “sindrome Spezia”: cronaca di mezza stagione a difesa di Gattuso
Ventisei tiri in porta. Due pali. Parate decisive di Perin. Cosa si può rimproverare al Napoli di Gattuso contro il Genoa? La “sindrome Spezia”: due errori individuali in difesa che tagliano le gambe alla partita portandola su un assurdo 0-2.
Il Napoli crea tanto ma non ha il cecchino infallibile e se non sbaglia sotto porta arrivano i pali. Dietro arrivano le amnesie croniche: Maksimovic sbaglia un appoggio sulla trequarti per la prima rete di Pandev, Mario Rui non è in linea sul secondo del macedone.
Da Castel di Sangro in poi Ringhio aveva capito che con Osimhen il Napoli poteva diventare una macchina da gol con il 4-2-3-1 e così stava accadendo. Mertens alle spalle, Insigne a sinistra e Lozano a destra. Con gli infortuni del nigeriano e del belga tutto è saltato. Petagna si impegna e Politano la mette anche dentro ma quel modulo non funziona per tutti. Allora gli infortuni dettano le varianti 4-3-3 o 4-5-1 ma emerge un’altra debolezza: la mentalità.
La squadra si abbatte. Gioca, tira e se non realizza prendendo poi il gol manca di una reazione e di carattere. È capitato contro il Sassuolo, contro il Milan e contro altre “piccole” in casa. Come prestazione quella davvero senza storia è stata al Bentegodi contro il Verona.
In questo scenario viene da chiedersi: ma il Napoli ha una rosa competitiva? Senza Koulibaly, Mertens, Osimhen e Demme è all’altezza di un piazzamento champions? Sono interrogativi che si sganciano dalla narrativa anti-Gattuso: un meridionale “marziano” che non le manda a dire e che qualcuno vuole bruciare sull’altare del passato alimentando nostalgie per Benitez e Sarri che, più di una Coppa Italia o un piazzamento champions non hanno ottenuto.
Quella Coppa, a proposito, già vinta da Ringhio dopo appena 6 mesi di panchina. Ma si sa, la memoria di tifosi e addetti ai lavori è sempre corta. A difesa di Gattuso che sul campo è sceso anche con un occhio bendato.
Giuseppe Manzo