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HomeCulturaMuseo di Capodimonte, Bellenger: “troppe polemiche, in questi mesi abbiamo perso l’80% di pubblico ma il Paese deve rimanere vivo. Il Bosco resterà per fortuna aperto”

Museo di Capodimonte, Bellenger: “troppe polemiche, in questi mesi abbiamo perso l’80% di pubblico ma il Paese deve rimanere vivo. Il Bosco resterà per fortuna aperto”

Museo di Capodimonte, Bellenger: “troppe polemiche, in questi mesi abbiamo perso l’80% di pubblico ma il Paese deve rimanere vivo. Il Bosco resterà per fortuna aperto”

“Il Paese deve rimanere vivo. Si tratta di 3-4 mesi, una cultura di secoli non si uccide in qualche mese”. Lo ha dichiarato Sylvain Bellenger, direttore del Museo e del Bosco di Capodimonte intervenendo nella trasmissione Barba&Capelli condotta da Corrado Gabriele su Radio Crc Targato Italia e in onda dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 9.

Sulla decisione di chiudere Bellenger è chiaro: “per i musei la situazione era complessa con le implicazioni dei trasporti e della mobilità, sono dati complessi che vanno conosciuti. Noi direttori dobbiamo applicare queste decisioni in tempo di pandemia seguendo le regole della sanità”.

Bellenger assicura che il lavoro continuerà on line: “i musei sono lì e faremo il nostro lavoro per comunicare in modo digitale. L’Europa ci aiuta e ci sarà il Recovery Plan, sappiamo che la crisi sarà dura e qualcosa cambierà. Ora dobbiamo essere disciplinati perché il singolo non deve mettere la collettività in pericolo. In questi mesi avevamo perso l’80% del pubblico ed è molto triste ma, tutto tornerà nella norma”.

Bellenger ricorda: “la cosa più difficile per me è stata la tutela della salute del personale, ho voluto che restassero in sicurezza cosi come tutte le procedure per il pubblico che dovevano essere sempre rispettate. Una sola persona è risultata positiva a Capodimonte. In questa fase è importante che il Bosco possa rimanere aperto, la natura è una cosa ancora più preziosa dell’arte”.

Infine, uno sguardo sugli scenari futuri: “i cambiamenti durante le crisi e le guerre sono profondi e non si capiscono subito, ci vuole una generazione. Il computer ha cambiato la nostra vita ma fu inventato durante la guerra e solo negli anni ’80 è diventato strumento di comunicazione che oggi fa parte di noi. I cambiamenti ci saranno ma non si può dire quando, al centro dell’agire umano c’è la comunicazione”.